Progetto.
Progetto.
Avvalendosi di diversi strumenti di ricerca qualitativi, il progetto indaga differenti prospettive sul dolore vulvare e pelvico: la percezione diretta di dolore delle persone pazienti, come il dolore viene “letto” da parte del personale sanitario e la prospettiva della rete familiare, amicale e di cura delle persone pazienti, mettendo in evidenza l’influenza dei modelli relazionali e di cura sulla percezione e l’impatto del dolore e della malattia.
Un altro aspetto centrale è l’esplorazione dei fattori culturali che determinano disuguaglianze nell’accesso alle cure e nelle strategie di negoziazione del piano terapeutico.
I percorsi diagnostici e terapeutici delle due patologie che questo progetto prende in esame – endometriosi e vulvodinia – pur sviluppandosi lungo traiettorie storicamente differenti, hanno in comune la soggettività e spesso l’invisibilità delle loro manifestazioni, la centralità del tema del dolore, la difficoltà nella definizione di una diagnosi e di un trattamento risolutivo, la variabilità soggettiva delle soluzioni proposte per controllare i sintomi, nonché la scarsa conoscenza che la medicina in generale, e le/i singole/i professioniste/i in particolare, sono al momento in grado di mettere in campo. Il progetto permette di individuare i fattori responsabili di criticità come il nomadismo medico, i ritardi diagnostici e l’isolamento sociale, con la possibilità di comprendere e potenziare le best-practices e i comportamenti che invece facilitano l’accesso inclusivo alle cure e il sollievo dal dolore. Da cosa sono caratterizzate queste esperienze di malattia e come si co-influenzano? Quali aspetti producono buone pratiche di cura e quali, ad esempio, silenziano il dolore e contribuiscono al ritardo delle diagnosi? Quale è l'influenza di copioni di genere (femminilità adeguata) e sessuali (sessualità sana) sulle esperienze di dolore e malattia?